Nokia World 2013 Abu Dabi – #innovationreinvented, un set su Flickr.
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Mai più senza!
(Visto qui)
Sciopero!!
Oggi 14 luglio questo blog aderisce all’appello di Diritto alla Rete contro il Ddl Alfano che imbavaglia la Internet italiana.
Quando si vuole criticare una testata giornalistica, la prima cosa che se ne mette in dubbio è l’obiettività. In particolare si è soliti dire che tutti giornali, anche i più blasonati, devono comunque cedere al ricatto “compiacenza in cambio di pubblicità” e spesso preferiscono non parlare male dei loro inserzionisti.
Ora io mi chiedo: cosa succede se è proprio una delle più alte figure istituzionali di questo paese, un premier con il senso dello stato pari a quello di un ferro da stiro, a legittimare la turpe pratica del ricatto sopradescritta affermando davanti agli industriali “niente soldi (in pubblicità) ai (media) disfattisti?”
Cosa succede quando l’uomo più potentre d’Italia mostra in pubblico il suo palese disprezzo per la libertà di stampa e di pensiero, per chi non è allineato e genuflesso di fronte ai suoi interessi, senza che nessuno più si indigni e dica basta?
Semplice: siamo in Italia e non succede nulla.
La parola all’esperto
Problemi ormonali
Visto su Repubblica.it qualche giorno fa.
Più che Wired, digital divided
Stamani Luca Sartoni, abbonato Wired Italia, ha regolarmente ricevuto nella posta una copia del primo numero della rivista. Vive, opera e fa danno a Ravenna.
Stamani io, abbonato Wired Italia, del primo numero della rivista non ho visto neanche l’ombra.
Abito a Roma.
Qualcosa non torna.
Ridateci la nostra Repubblica
Il “piazzista di Arcore”:
– quello che parla al singolare e in prima persona quando descrive le intenzioni del Governo;
– quello che immagina gli italiani come una versione allargata del pubblico che ogni giorno assiste ai programmi da decerebrati trasmessi dalle sue emittenti (e forse ha anche ragione);
– quello che ci ha appena deliziati con un sistema pensato apposta per perseguire non tanto e non solo chi fa apologia di reato on line – che ci starebbe pure – ma anche chiunque esprima un’opinione forte di dissenso;
– quello che si è fabbricato l’impunità assoluta, che è “più uguale degli altri” davanti alla legge;
– quello a cui ora non sembra vero poter decidere della vita e della morte di qualcuno.
Quello (sempre lui) ora ci dice e promette che, se non può fare come vuole e deve dar conto a qualcuno delle sue scelte (leggi il Quirinale), allora cambierà (riecco il singolare) la Costituzione.
Ha i numeri per farlo. Né scrupoli, né decenza possono trattenerlo.
Possibile che nessuno, ma proprio nessuno senta il bisogno di scendere in piazza spontaneamente, senza bisogno di innalzare stendardi, gagliardetti e manifesti inneggianti ad ideologie logore, rivendicazioni ipocrite, partiti fantoccio e leader falliti?
Possibile che nessuno senta semplicemente il bisogno di dire ad alta voce “ridateci indietro la nostra cazzo di Repubblica”?
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